giovedì 8 maggio 2014

Visita a Castelvetro, Levizzano, Vignola.

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Castelvetro si trova a circa 18 km da Modena ed a 150 m, di  altitudine, situato su di una dolce collina.

Abitato sin dal paleolitico, come risulta dai diversi reperti storico-archeologici come gli AMIGDALOIDI.
Per chi è interessato alla storia di Castelvetro
http://www.comune.castelvetro-di-modena.mo.it/


La Torre dell'Orologio è a pianta quadrata con la base a scarpa per allargare lo spessore dei muri e quindi aumentarne la stabilità.Essa rappresenta ciò che resta dell' antica struttura fortificata nel lato est del castello, i cui ultimi resti furono demoliti nel 1934-35, quando furono eseguiti i lavori di costruzione della piazza Roma.














Levizzano Rangone e la Torre Matildica.


Le prime notizie certe del Castello di Levizzano, eretto come baluardo difensivo contro gli Ungari, sono contenute in un documento datato 890. Nel 1038, il vescovo di Modena lo concesse al marchese Bonifacio di Toscana, padre di Matilde di Canossa, la figura storica più interessante del Medioevo (1046-1115).La torre Matildica, fin dalle origini, aveva funzioni di avvistamento, ma rappresentava anche un luogo di comando. 

La torre Matildica attuale, posta ad oriente, non può essere quella originaria, se non molto trasformata. Si hanno notizie certe, tra l'altro, di restauri effettuati dalla famiglia Rangoni nel XVIII secolo, all'epoca in cui fu rifatta la chiesa all'interno del castello.
Di pianta quadrata, con struttura muraria mista in mattoni e pietra, è coronata da un apparato a sporgere, in mattoni, forse quattrocentesco o della seconda metà del secolo XIV, costituito da mensolette, che reggono merli di foggia ghibellina, fra loro uniti superiormente da archi, che portano il tetto a quattro falde.
Gli interventi di restauro sono stati effettuati nell'Ottocento e nel Novecento, dopo che il Castello venne in possesso del Comune di Castelvetro e gli importanti lavori di recupero terminati nel 2007, hanno interessato oltre il 70% dell'intero fabbricato, sia all'esterno che negli interni, rendendolo perfettamente funzionale. Da porre in particolare evidenza il restauro delle stanze dei vescovi, con il recupero degli antichi soffitti lignei e delle decorazioni affrescate. I lavori, in gran parte finanziati con fondi del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, hanno consentito di recuperare un immobile di valenza storica culturale unico nel suo genere; e che oggi si presenta utilizzabile a tutti gli effetti.
La Rocca di Vignola
La denominazione Vignola, che deriva dal latino vineola, piccola vigna, indica la coltivazione della vite, in epoca romana largamente praticata sui terreni alluvionali del Panaro. Ancor oggi, anche se il tessuto economico locale è costituito da piccole e medie imprese che spaziano in diversi comparti economici, la vocazione agricola è molto radicata sul territorio, tanto che Vignola è conosciuta in tutta Europa per la sua produzione cerasicola. Prima fra tutte la nota ciliegia Mora di Vignola.Un costante ed attento lavoro di restauro ha consentito in questi ultimi decenni di recuperare, sia a livello architettonico che pittorico, l’intera struttura. 



Grazie alle ricerche storiche condotte è stato inoltre possibile risalire al significato complessivo
degli affreschi (che non posso farvi vedere perchè non si può fotografare), in gran parte databili al XV secolo, che decorano le sale del piano terra (sala dei Leoni e dei Leopardi, sala delle Colombe e sala degli Anelli) e alcuni locali del primo piano (sala delle Dame, sala degli Stemmi e sala dei Tronchi d’Albero). Le imprese e gli stemmi che campeggiano sulle pareti tramandano la storia della famiglia Contrari, evidenziando la sua stretta alleanza con gli Estensi. Ho inserito solo alcuni stralci delle varie notizie che ho trovato in internet. Chi è interessato può completare personalmente la ricerca. anna

sabato 15 marzo 2014

Valle del Savio - Monte di Careste

Giro ad anello sui colli di Sarsina
Varie popolazioni fin dai tempi più antichi, hanno colonizzato questi luoghi. Numerose  testimonianze del loro passaggio sono presenti nei Musei di Sarsina e Galeata, ed ancora oggi, per gli archeologi, non è difficile trovare reperti appartenenti alle antiche popolazioni. Villanoviani, Etruschi, Romani si sono succeduti nei secoli lasciandoci un patrimonio di enorme valore culturale. L'aspetto geologico poi, tutti lo possiamo toccare con mano. Alte pareti di marna e arenaria dove si distinguono perfettamente gli strati depositatesi sotto il mare nella notte dei tempi, ora sono lì ricche di fossili per la gioia dei nostri occhi. Il percorso: lasciate le auto vicino al piccolo cimitero di Turrito, si continua  sulla stessa strada e tenendo la sinistra;  poco dopo si incomincia a scendere. La prima casa che si trova è Ca' Sabbione, in completo stato di abbandono e totalmente avvolta dalle vitalbe. Si continua a scendere fino al fosso delle macchie. Lo si attraversa e si va sinistra, ore si sale su mulattiera dentro un bel boschetto, dove si possono vedere anche alcuni aceri campestri. Dopo pochi minuti, si volta a destra e, sempre su mulattiera, ora molto ripida e a tornati, si raggiunge il crinale.
Qui giunti, si volta a destra su sentierino dove la vista può spaziare sui monti circostanti e sulla diroccata casa di Castelnuovo dove un tempo esisteva anche il castello. Ora il sentiero diventa stradello e, in poco tempo, si arriva alla chiesa di Mangano.
Sulla costruzione, in mattoni e arenaria, ora in evidente stato di degrado, si possono notare alcune tracce architettoniche interessanti. Superata la Chiesa, il sentiero diventa strada ruspata che porta ad un bivio, dove si volta a destra.Ora (per fortuna) diventa nuovamente stradello, passa prima dentro a un bel boschetto, poi, costeggiando campi si arriva alle case di Pian di Meglio.





 La prima casa che si incontra è completamente avvolta da vitalbe.











la seconda, che rimane più in alto, si raggiunge dopo dieci minuti di cammino, non è in migliori condizioni.










Si continua su stradina ghiaiata fino alla carrozzabile, qui si va a destra. Ora lo scenario è veramente incantevole. Un affioramento verticale di arenaria lascia intravedere  numerosi strati sedimentatesi migliaia di anni fa sotto il mare della Tetide. Siamo ai piedi del monte Pietra. Si continua sulla carrozzabile e si raggiunge il monte di Careste dove un tempo sorgeva un castello. La prima notizia di Castrum Caresti risale  al 1216 allorchè era soggetto ai Guidi di Modigliana. Nel 1220 Federico II lo concedeva alla Chiesa Sarsinate dalla quale passava, nel 1270, ai nobili di Montesorbo. Dopo vari altri passaggi nel 1453 ne entrò in possesso il comune di Firenze.


L'imponente Chiesa  di Careste, situata proprio sotto il castello, è ancora lì a testimoniare che in un passato non troppo lontano, numerose persone, alla domenica, faticosamente salivano le ripida mulattiera per giungere alla grande Chiesa dedicata a S. Andrea. Si legge nel libro di Marino Mengozzi "la chiesa parrocchiale di Sant'Andrea a Careste è situata su un monte alto e scosceso, dove tale è la forza del vento che la chiesa è stata costruita senza finestre e con una sola porta.Ciò nonostante il parroco talvolta deve celebrare a porta chiusa, perché il vento spegne le candele dell'altare. Gli altari sono tre, e vicino alla chiesa c'è la casa dove risiede il rettore, Don Lorenzo Alessandrini da Pastorale, di 46 anni circa, nominato l'8 aprile 1595 da Sarsina. Careste ha 24 famiglie, 164 anime".


Tornati sulla strada, poco dopo, sul lato destro, c'è la casa di Monte Corte; sede nel XVIII secolo della compagnia del S.S. Sacramento; successivamente abbandonata e saccheggiata, ora sono rimaste in piedi mezze pareti. In una di queste miracolosamente c'è ancora un pezzetto di intonaco dove sono dipinti simpatici elefantini e altri disegni. Una cosa rara, che a mio avviso sarebbe da salvare! Ma si sa come vanno queste cose...!!

Dopo avere percorso circa un chilometro e mezzo, si giunge al rifugio di Castellaccio. Lo abbiamo trovato sempre chiuso.


















Si prosegue sempre sulla strada, si oltrepassa la casa di Bazzano e dopo alcuni tornanti si giunge a Montalto.









Si segue lo stradello che ora gira decisamente a destra, si supera un cancelletto in ferro e poco dopo si giunge alla chiesa di S. Salvatore. la costruzione romanica, che la tradizione vuole costruita su un tempio romano dedicato a Platone, è restaurata in modo grossolano; il portale, tranne alcuni tratti delle colonnine e la bifora sono stati rifatti ex novo.  Ora è in stato di completo abbandono; il tetto è crollato.










Lasciata la chiesa, presso la quale si trova un'imponente roverella, si continua su stradello pianeggiante costeggiando il campo nel quale si trova il piccolo cimitero di Montalto. Si prosegue fino ad un ruscello, lo si attraversa e si giunge ad un cancello con filo spinato, lo si supera. Giunti al limite del campo, lo si costeggia sulla destra, per un buon tratto poi, voltando decisamente a sinistra lo si attraversa. Alla fine del campo è ben evidente la mulattiera da seguire ed in pochi minuti si giunge a Ca' Saiano; purtroppo anche questa completamente diroccata.
Ora si scende fino al margine del campo, si attraversa e si raggiunge la mulattiera, ben visibile, sul lato opposto, la si segue fino a giungere a Ca' Serraglio. Si prende lo stradello a sinistra della casa, all'inizio poco visibile, ma poi diviene bel sentiero panoramico. Giunti al primo bivio si va a sinistra e, poco dopo, al secondo bivio si va a destra. Il sentiero aggira il promontorio poi inizia a scendere. Giunti in piano si svolta a sinistra e, poco dopo, si raggiungono le auto.
Tempo: circa quattro ore
Difficoltà: nessuna                                                                              anna                         anna