domenica 7 febbraio 2010

Monte Falterona - Lago degli Idoli 06-04-09

Lago degli Idoli - 14 giugno 2009

Da dove veniamo, dove andiamo?

Interrogativo che esiste dalla notte dei tempi. Il mistero che riguarda L'origine della nostra nostra esistenza ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro ed ancor oggi chi sostiene di non credere a niente e nessuno si ritrova poi, nei momenti difficili, ad invocare qualcuno; qualcuno che per noi oggi può essere Dio, ma che per le popolazioni antiche era sicuramente una divinità, il più delle volte rappresentata da una statuetta. Così nascono gli Idoli, oggetti di culto, da adorare, invocare o da donare in cambio di un favore ottenuto o richiesto.

Quel piccolissimo lago pensile si trova dove meno te lo aspetti; non in un fondovalle, ma nel pendio, proprio nel punto in cui, discendendo dalla cima, la pendenza si accentua. Fa pensare ad un'urna, un nido di rondine e, come se non bastasse, il fatto che il livello dell'acqua si manteneva costate, con la risorsa che si rinnovava continuamente, rimpiazzando magicamente ogni prelievo, lo faceva ritenere sacro.
Oggi sappiamo che l'acqua vi affluiva dal basso e dall'interno della montagna, accumulandosi nell'invaso stagno finché la pressione idrostatica non raggiungeva l'equilibrio. Ma tremila anni fa questo fenomeno poteva avvenire solo per potere divino. E' così che, come in tanti altri luoghi, nell'antichità nasce il culto dell'acqua. I bronzetti del Lago degli Idoli, ritrovati nel 1838, vengono riconosciuti come offerte votive appartenenti ad una produzione databile in epoca etrusca-romana, fra il VI e IV secolo a. C..

Questo stupendo luogo lo si può visitare partendo dal Passo della Calla. Raggiungibile da Santa Sofia o Campigna per chi proviene della Romagna, o da Stia per chi proviene dalla Toscana.


Il percorso

Al Passo della Calla (m.1296) ci si pone di fronte al Bar Ristorante e si va a destra seguendo il sentiero "00" CAI che subito sale ripido all'interno di una stupenda faggeta e che porta in circa trenta minuti al Rifugio La Burraia (m. 1444 - ore – 040). Poco prima del rifugio, in basso rispetto al sentiero, si trova una sorgente, non sempre attiva, purtroppo. Si prosegue per il monte Falco e, poco dopo, sulla destra, si staglia netto, verso la pianura romagnola, il Rifugio Città di Forlì. Con una deviazione di pochi minuti lo si può raggiungere. Si prosegue in salita e, in breve, si conquista il crinale. E' un tratto di sentiero a dir poco spettacolare dove la vista spazia dal Mare Adriatico al mare Tirreno. Questo, naturalmente, solo in assenza di nebbia. Si percorre quindi il crinale fino a scendere a Poggio Sodo dei Conti (m. 1560 - ore 1.10) dove si trova una postazione militare che si aggira sulla destra e si riguadagna il crinale. Dopo avere superato una struttura di uno skilift si prosegue su largo sentiero che porta a percorrere la larga dorsale del Monte Falco fino a giungere al belvedere con balconata (m. 1640 – ore 1.35). Ora la vista spazia sulla catena appenninica ed è facile riconoscere, in lontananza il Passo del Muraglione e, sul fondovalle, i paesini di Castagno d'Andrea e di S. Godenzo. Lasciato il belvedere si scende a sinistra e, seguendo il largo sentiero all'interno di una splendida faggeta, si giunge alla deviazione per la salita alla cima del Falterona (m. 1583 – ore 1.55). Qui si presentano due possibilità per raggiungere il Lago degli Idoli: salire a destra fino alla croce del Falterona per poi scendere alle Crocicchie, Capo d'Arno e Lago degli Idoli, oppure proseguire diritto.

Noi abbiamo scelto di salire alla cima (m.1653 – ore 2.05) dalla quale si gode un'ampia vista.

Una ripida discesa porta alle Crocicchie (m. 1417 – ore 2.40). Si prosegue a sinistra su sentiero a mezzacosta. Il silenzio è assoluto, solo i nostri scarponi appoggiandosi sulle foglie provocano un sordo fruscio. Giunti a Capo d'Arno (m.1379 – ore 3.00) troviamo una lapide con incisi i seguenti versi.












"Ed io: per mezza Toscana si

Spazia

Un fiumicel che nasce in falterona
e cento miglia di corso nol sazia" (Dante Alighieri Divina Commedia-Purgatorio, canto XIV).
Solo quindici minuti per giungere al piccolo e incredibile Lago degli Idoli (m. 1381 – ore 3.15). Per vario tempo il suo invaso è rimasto asciutto ma ora, per fortuna, sono state ripristinate le sue acque; questo rende il luogo davvero coinvolgente. Per la risalita si segue il sentiero CT4 che transita per Montelleri per poi collegarsi al sentiero "00" (m. 1538) che porta, a ritroso, al Monte Falco e, di seguito, al passo della Calla (m. 1296 – ore 5.45).
Tempo complessivo ore 5.45
Dislivello + 630 – 630
Km. 16,7

venerdì 5 febbraio 2010

San Paolo in Alpe

Lunedì 23 marzo 2009

Ridracoli - S. Paolo in Alpe - Ridracoli


Ridracoli: questo nome ora evoca soprattutto lo sbarramento artificiale che forma la diga. Costruita fra gli anni 1974-1982, il suo grande invaso ha capacità di 33 milioni di metri cubi ed è capace di fornire acqua potabile agli abitanti della pianura romagnola e della riviera. Che la zona fosse ricca di acqua, ad ogni modo, lo si sapeva fin dai tempi dei Romani. Infatti l'Imperatore Traiano fece costruire un acquedotto che riusciva a portare acqua a Ravenna. Ma l'esistenza di Ridracoli ha le sue radici nel ben lontano 1216 quando era possedimento dei Conti Guidi. Nel XV secolo divenne Comune sotto la giurisdizione di Firenze. Il borgo oggi conta tre case, un palazzo, una chiesa e un ponte a schiena d'asino. Fino agli anni '50 il paese contava 230 abitanti, oggi se ne contano una decina. Ma la zona mostra tutto il suo fascino una volta giunti ai prati di S. Paolo in Alpe. Qui la vista spazia dai giganteschi pioppi neri (Populus nigra), vicini alla ormai diroccata chiesetta, ai salici, dietro la lunga casa e poi al fantastico crinale di Sasso Fratino con la sua foresta di abeti e faggi, nati e cresciuti su stratificazioni marnoso-arrenacee .
L'itinerario
Lasciata l'auto nel piccolo parcheggio, si percorre l'antico ponte alla fine del quale c'è la bella struttura dell'ex osteria. Si sale a "Palazzo Giovannetti", nobile casa del 1700 ora trasformata in albergo. Tra gli illustri ospiti del Palazzo vi furono il tribuno Antonio, il Principe Leopoldo II ed il triumviro Aurelio Saffi. Si oltrepassa la piccola e graziosa Cappella, privata, dedicata alla Madonna della Neve e si scende alla strada asfaltata che è da seguire a sinistra per circa un chilometro. Poi si abbandona questa per salire a sinistra ed in breve si giunge al "Ristorante Girarrosto Canforghigi". Si va a destra seguendo l'antica mulattiera che porta a Biserno. Poco prima del paese si trova una ricca sorgente. Nella piccola piazza di Biserno si trova la chiesa dedicata a S. Andrea Apostolo e ,poco più avanti, ad un bivio, c'è una lapide commemorativa che evoca il sacrificio dei Partigiani.
Si parla di uno degli scontri più cruenti dell'Appennino, in cui, il 12 aprile del 1944, dodici partigiani dell'8° Brigata Garibaldi persero la vita per salvare il resto della formazione accerchiata dalle truppe tedesche. Il sentiero storico transita per S. Paolo in Alpe e prosegue toccando varie stazioni dove sono presenti cartelli a forma di leggio che narrano i vari scontri. Di qui, a destra si scende a Berleta. Si prosegue, quindi, a sinistra, seguendo il sopracitato sentiero fino a S. Paolo in Alpe.












Qui stazionano alcune famiglie di caprioli facili da vedere. Se si è in compagnia di un cane, meglio tenerlo al guinzaglio (Il simpatico cagnolino del "Palazzo di Ridracoli", lunedì ha deciso che sarebbe stato bello fare quattro passi con noi, così ci ha tenuto compagnia per tutto il giorno, non allontanandosi mai, tranne quando ha visto i caprioli. A quel punto è partito come un fulmine inseguendoli ed è ritornato solo quando i caprioli sono spariti). Per la via del ritorno si segue il sentiero n. 233 GCR, ex mulattiera che collegava le case del Rio Bacine, ora ridotte a ruderi. I primi che si incontrano sono quelli delle Casette; poco più in basso, annunciati da una ristrutturata Maestà, si trovano quelli di Ca' Ronconi e di Ca' Valdoppia. Si prosegue in discesa e si giunge alla strada asfaltata che porta alla diga, la si segue a sinistra per circa dieci minuti, poi la si abbandona per salire a sinistra su scarsa traccia la quale, poco dopo, è interrotta da una frana, superabile aggrappandosi agli alberi e portandosi così sopra di essa. Poco dopo si ritorna sulla traccia principale. Su piacevole sentiero delimitato da ginestre si giunge a Ca' le Galvane ed alla sua ben tenuta Maestà. Questa è l'ultima struttura che si trova prima di giungere al parcheggio.
Il tratto di sentiero più interessante si percorre senz'altro durante la via di ritorno. Qui la natura si sta riappropriando del suo naturale spazio. Le case abbandonate aiutano a creare quell'atmosfera di vissuto che sembra lontanissimo, eppure è stato solo "ieri" che lì hanno vissuto coloro che ci ha permesso di diventare quelli che siamo oggi.














martedì 2 febbraio 2010

Museo- Magazzino delle Terre della Val di Zena, Monte delle Formiche


 Val di Zena e Monte delle Formiche






"Di pensier in pensier, di monte in montemi guida Amor; ch'ogni segnato calleprovo contrario a la tranquilla vita" (Petrarca)


Se l'"errar" del Petrarca, per monti e per valli, era dettato dalla speranza di incontrare la sua amata, il nostro errare è dettato dalla sete di contatto con la natura, natura che, anche noi come il Petrarca, prediligiamo sotto l'aspetto di "selve aspre", lontane dal rumoreggiare del divertimento a tutti i costi.

La Val di Zena, che noi frequentiamo già da alcuni anni, offre una natura varia e pressoché incontaminata. Appena si inizia a salire, la vista spazia su dolci colline, prati intervallati da boschetti, affioramenti rocciosi e casolari sparsi. Una tavolozza commovente per un pittore sensibile. Ma la Val di Zena non offre solo questo. A livello storico troviamo il complesso denominato "Castello di Zena", eretto su di un rialzo di banchi di arenarie e composto da un insieme di edifici di varie epoche, con una parte monumentale ed una che sembra accessoria. Nominato fin dal 1127, ha una storia lunga e intricata, fatta di conquiste e distruzioni. Fra i vari proprietari compare, nel 1078, Matilde di Canossa. Oggi, da una ricerca effettuata su internet, risulta di proprietà della Famiglia Perotti. E' un vero peccato, ad ogni modo, vedere l'inesorabile degrado a cui è destinato, considerato il suo valore architettonico e ancor di più quello storico. Risalendo la valle si trova la storica Torre dell'Erede. Una costruzione probabilmente del duecento, forse di origine più antica. Nelle sua mura sono state inglobate alcune testimonianze, realizzate su pietra, raffiguranti esseri umani e animali. Proseguendo si incontra l'antico paesino di Tazzola. A prima vista sembra un paesino di collina come tanti altri, ma al suo interno cela una piacevole e interessante sorpresa. Eravamo a conoscenza della ricchezza di emergenze storiche e geologiche di questa valle ma non ci saremmo mai aspettati di trovare, all'interno di un'antica stalla di circa 10 metri, un piccolo e fantastico Museo allestito con materiali provenienti da questa valle: sabbie gialle, selenite, argille scagliose ed anche numerosi fossili. Un percorso geologico che va dal Quaternario al Cretaceo. Nel piccolo Museo, chiamato "Il Magazzino delle Terre della Val di Zena", si trova anche una fantastica raccolta di Botroidi. Cosa sono i Botroidi? Parola che non mi vergogno di ammettere, per me, fino a ieri, poteva voler dire qualunque cosa. Oggi, dopo la visita guidata a cura dell'Archeologo Lamberto Monti, persona gentilissima, paziente e molto disponibile sappiamo che i Botroidi sono formazioni sabbiose, cementate, che ricordano figure antropomorfe e che possono assomigliare a madonnine, talvolta a madonnine con bambino, animali od altro. Questa preziosa raccolta proviene dal Fiume Zena e la si deve alla volontà, all'interesse e alla competenza dell'illustre personaggio e studioso Luigi Fantini, scomparso, purtroppo, trenta anni fa.


Il Museo è aperto tutti i giorni fino a fine ottobre; per sicurezza chiamare ai numeri:
3336124867 -3388367771- 0516510182
Siti di riferimento: www.valdizena.tbo.it - www.montedelleformiche.it
La risalita della valle termina una volta giunti al "Monte delle Formiche". Questo monte un tempo era sacro a divinità pagane ma poi, nel 1078, si parla di una chiesa chiamata S. Maria Barbarese. Alcuni secoli dopo, attorno al 1400, un documento cita la chiesa col nome di "S. Maria Formicarum" e menziona l'arrivo delle formiche. Il fenomeno, naturale, del volo delle formiche, avviene in ogni luogo colonizzato da questi insetti, anche se in tempi diversi poiché la preparazione a questo volo dipende dalla temperatura del luogo. In Val di Zena, fin dai tempi più remoti, attorno a questo fenomeno è nata la leggenda che vuole che il volo nuziale delle formiche, che numerose vanno a morire sull'altare, sia un dono alla Beata Vergine. Infatti sotto l'immagine della Madonna si trova questo distico latino: "Centatim volitant formicae ad Virginis aram quo que illam voliant vistmae tatque cadunt" (Ansiose volano le formiche all'altare della Vergine, pur sapendo che ai suoi piedi moriranno). In realtà ora si sa che le formiche, durante questo volo nuziale, vengono fecondate; i maschi poi muoiono e le femmine iniziano la costruzione di un nuovo nido. Per saperne di più consiglio l'articolo di Giorgio Malferrari "La Città delle Formiche". Rimarrete affascinati!!Da questo monte, che si trova a m. 640 s.l.m., in giornate terse la vista spazia dall'Adriatico alle Prealpi. Il luogo si può raggiungere dalla Via Emilia direzione Bologna, dopo Idice si gira a sinistra e si seguono le indicazioni per Farneto dopo circa 15 Km. si giunge a ZenaL'Escursione: parcheggiata l'auto poco prima del paese, spalle alla piccola struttura sulla strada, si sale sulla stretta Via Zena (ore 930 – m. 215). Poco dopo, sulla sinistra, c'è una casa e, poco più avanti, si costeggiano le alte mura del Castello di Zena (ore 940 – m. 256) - Un varco ai piedi della torre fa pensare ad un passaggio segreto sotto il castello, ma siamo stati informati che è solo un rifugio scavato durante l'ultima guerra. La visita al castello purtroppo non è permessa, un cartello informa che l'edificio è pericolante e, vi assicuro, niente di più vero.
Quindi bisogna accontentarsi di fare qualche foto dal di fuori del cancello. Si prosegue su stradello e, alla prima curva a destra, si volta decisamente a sinistra su sentiero n. 815 (ore 10.00 – m. 287). Si supera un prato, si prosegue su slargo poderale e poi, di seguito, alla sinistra di alberi da frutto, fino a giungere a Ca' del Sasso ed alla stradina asfaltata. Questa la si percorre in salita per tutta la sua lunghezza (ore 10.15- m. 372). Si volta a destra e si prosegue fino ad un'ulteriore casa che si deve aggirare sulla sinistra (forse perché ci sono dei cani, o semplicemente perché i proprietari non vogliono che si passi davanti alla loro casa). Ad ogni modo, fatta la deviazione, si ritorna sulla strada e, proseguendo in discesa si giunge ad un crocevia. Diritto si va alla Torre dell'Erede che svetta di fronte (ore 10.20 – m.349). Da destra proviene una carraia. Noi andiamo a sinistra proseguendo su strada asfaltata. Venti metri dopo la prima curva a destra, si abbandona l'asfalto, finalmente, per immettersi in uno stretto sentierino un po' infrascato che porta ad un fosso. Lo si supera e, attraversato un prato, si prende la poderale che divide due campi e che porta in vista delle prime case di Tazzola (ore 10.54 – m. 377). Queste si raggiungono voltando a destra ed entrati in paese si va di nuovo a destra.
Dopo un paio di case si trova il Piccolo Museo "Il magazzino delle Terre della Val di Zena" che si consiglia vivamente di visitare. Usciti dal Museo si va a destra e, fatti venti metri, si scende a sinistra. Si trascura lo stradello che scende a destra per proseguire su quello principale che porta in mezzo al bosco e. di seguito, ad una casa presso cui si trova una fonte (ore 11.53 – m. 404). Si va diritto e, dopo un buon tratto, si devia a destra su stretto sentiero; poi la traccia scompare. A questo punto si seguono i segnavia sui tronchi degli alberi, facendo attenzione in quanto non ben visibili. Dopo essere passati in questa zona "Wilderness" (integrale), che a mio avviso è davvero interessante, c'è da fare una ripida salita per giungere alla strada asfaltata (ore 12,20 – m. 510). La si attraversa e si prosegue in salita dentro al bosco fino ad incontrarne poi un'altra. La si segue a sinistra per un breve tratto, poi si trovano i segnavia a destra che portano dentro al bosco.E' questo l'ultimo tratto, in salita, che porta al Santuario (ore 12.53 – m. 634).

Ritorno: si ripercorre l'ultimo tratto di bosco, in discesa, fino alla strada asfaltata. Si va a destra e, proseguendo su strada asfaltata, si passa dal paese Ca' di Pippo ( ore 14.08 – m. 393). Sorpassato il paese, al primo bivio si va a sinistra e, poco dopo, si giunge a Tazzola (ore 14.20 – m. 377). Si entra in paese e si volta a destra dopo la casa con piccole sculture in bronzo.
Da questo punto si ripercorre lo stesso sentiero dell'andata.
ore 4.20 + soste
Dislivello + 442 - 442
Km. 7.6 andata + 5,9 ritorno