giovedì 5 agosto 2010

Escursione al Sasso di Simone

Sasso di Simone - domenica 1° agosto 2010
Da dove vengono i Sassi di Simone e Simoncello? Ebbene si potrebbe pensare che siano sempre stati lì, ma non è così. È  un mistero antico. Il Sasso detto di Simone e il su vicino "fratello" detto Simoncello: due enormi massi che sembrano siano stati scagliati da Polifemo, un tempo si trovavano depositati nel mar tirreno. Poi, causa l'orogenesi, processo di sollevamento e corrugamento della crosta terrestre, si sono inalzati e i grandi movimenti sottomarini, li hanno traslati dove si trovano ora. Fossili marini incastonati nella pietra rivelano l'origine del Sasso e la sua primaria appartenenza al mare.
Ebbene su questo enorme Sasso il Granduca Cosimo I de' Medici fece fare un ardito progetto per una città fortezza una città ideale la Città del Sole, ma fu un fallimento. Oltre alle difficoltà per la complicata geografia politica dell'epoca, buona parte del fallimento è da attribuire alle terribili condizioni meteorologiche che perduravano per molti mesi. Leggo su di una rivista: " L'ultima notte, di tutte fu certo la più terribile. La bufera aggrediva il Sasso ormai da giorni, senza tregua. Famelici branco di lupi si aggiravano fra le case abbandonate, le bestie più audaci vi erano già penetrate scavando una tana. Un vento fortissimo squassava le imposte e fischiava fra le tegole. Il corpo di guardia resisteva rinchiuso nella torre, debilitato da fame e freddo, consumando al fuoco l'ultima legna in attesa della partenza, fissata per il giorno seguente. Era l'anno 1673".
Accesso: dalla circonvallazione nuova di Rimini si raggiunge l'imbocco della SP258. Si segue la provinciale fino al Molino di Bascio, quì si abbandona svoltando a sinistra e imboccando una stradina che conduce a Sestino: dopo pochi chilometri, un cartello stradale indica Casa Barboni e Sasso di Simone, a sinistra. Circa 600 metri e si raggiunge il piccolo villaggio dove ci sono alcune case in via di ristrutturazione. Aggiungo, da svariati anni. Qui si lascia l'auto.





Itinerario: Casa Barboni (m. 950). Ci si incammina su sentiero n. 61. Il segnavia bianco/rosso CAI si trova su di un sasso in un muretto a secco. Poco dopo si trova anche il segnavia verticale con freccia in legno. Dopo un breve tratto di carraia ci si immette in campo, prima in leggera salita, che poi si fa subito ripida ed in breve porta ad un dosso con centralina.
Si lascia la centralina sulla sinistra e si prosegue, tenendosi sulla destra, di alcuni dossi argillosi.


Si giunge così ad una zona con aspetto "lunare"  dove si trova il bivio con il sentiero 61/A (m. 1067)per il Rifugio Casa del Re, si trascura e si prosegue puntando il Sasso di Simone che ora è ben visibile difronte a chi cammina.
Si scende in un avvalamento dove è avvenuta una frana e dove sono stati posti dei pletti in legno uniti da una corda, forse per proteggere un'eventuale caduta degli animali al pascolo. infatti poco più avanti c'è un pianoro dove spesso pascolano mucche.
Il sentiero prosegue sempre con buona vista sul Sasso di Simone ed in breve si giunge al bivio con il sentiero n. 17 (m. 1098 - ore 0,30); si prosegue a destra e percorrendo un'ampia diagonale si scende leggermente superando grossi massi. Poi, in ripida salita si raggiunge il crinale, nei pressi di un grosso e solitario faggio.
Si è quindi giunti ai piedi del Sasso e dove si trovano segnavia CAI
Si va a sinistra e, dopo una breve salita, si va a calpestare l'antica mulattiera che lambisce il Sasso e  porta sulla cima.
















Poco più avanti si trova la lapide che ricorda la città-fortezza voluta da Cosimo I sulla ccima del Sasso di Simone. Il nome sembra derivi dai sacerdoti romani "semoni" che avrebbero avuto la caratteristica di adorare le divinità sulle alture e le cime delle montagna



Poco più avanti si trova un cancellino che immette in un breve zona boscosa e di seguito
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
alla grande croce; eretta nel 1913, ricorda il sedicesimo centenario costantiniano dell'editto di Milano.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Giunti alla croce (m 1206, ore 1,17), merita davvero percorrere il periplo di tutta la cima "piattissima" del Sasso, dove si può godere di una bella vista




















sul Simoncello e la Val Marecchia ed anche sulle proppagini appenniniche.

















Sebbene per la maggior parte il grande pianoro sia stato colonizzato dal "sambuco lebbio" (Sambuco ebulus), volgarmente chiamato falso sambuco, che a dire il vero, quando è tutto fiorito è un vero spettacolo, alcune zone invece hanno la classica fioritura mista.


Delizia per le farfalle che banchettano incuranti dei curiosi.
Nella foto ( Argynnis Lathonia)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Tipologia percorso: andata e ritorno sullo stesso sentiero
Difficoltà: E (escursionisti)
Tempo complessivo: ore 2,30
Quota di partenza: 950
Quota di arrivo: 1206
Dislivello: m. 256
Pericolo oggettivo: nessun pericolo, solo terreno fangoso in caso di pioggia e, naturalmente, dalla vetta del Sasso non si deve superare la recinzione!!!

2 commenti:

  1. ultimanmente il sasso simone sta diventando un luogo che provoca avventura.

    L'autunno scorso, nel tentativo di fare un anello non segnato, siamo rientrati in auto, sotto la pioggia, alle 20.30.

    E questa primavera un mio collega che si era recato lì in "pellegrinaggio" dopo un'operazione con l'intenzione di rimanervi anche la notte è stato costrettoa dormire in jeep perché il vento aveva sradicato la tenda...

    Il clima evidentemente è arcigno come l'estetica del luogo, così imponente e isolato, suggerisce.

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  2. Lassù, avvolta da un manto di fiori,ho sentito che la natura ha vinto.
    Grazie... è un vero piacere poterti leggere...

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