Il castello di Gradara del 1150-XV secolo sorge a 800 metri nel comune di Gradara, in provincia di Pesaro e
Urbino, all’nterno del Castrum si trova la fortezza medievale (la rocca) e dall'adiacente borgo storico,
protetto da una cinta muraria esterna che si estende per quasi 800 metri,
rendendo l'intera struttura imponente. Gradara è stata, per posizione
geografica, fin dai tempi antichi un crocevia di traffici e genti. Durante il
periodo medioevale la fortezza è stata uno dei principali teatri degli scontri
tra le milizie fedeli al Papato e le turbolente signorie marchigiane e romagnole. Ma oggi ciò
che rende molto interessante la visita e attira tantissima gente è la storia di
Paolo e Francesca i due sfortunati innamorati che tanto hanno appassionato
scrittori, artisti, pittori e poeti. Infatti la leggenda vuole che la rocca abbia fatto da
sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca moglie di Gianciotto Malatesta, fratello di Paolo, cantato da Dante nella Divina commedia. Il castello, di proprietà dello Stato
Italiano, dal dicembre 2014 fa parte dei beni gestiti dal museale delle Marche.
in ogni stanza un camino
stupenda sala rossa
nel museo sala delle torture
naturalmente c'è molto di più! Anna
La storia di Paolo e Francesca
C’era una volta una nobile
fanciulla chiamata Francesca…
Potremmo iniziare così il nostro racconto, ma non è una favola, bensì una
storia vera.
Paolo e Francesca sono due personaggi realmente
esistiti e non figure romantiche come Giulietta e Romeo nate dalla geniale
fantasia di Shakespeare.
Francesca da Polenta era figlia di
Guido Minore Signore di Ravenna e Cervia “…siede la terra dove
nata fui, sulla marina dove ‘l Po discende…..” e lì viveva
tranquilla e serena la sua fanciullezza , sperando che il padre le trovasse uno
sposo gradevole e gentile.
Siamo nel 1275 e Guido da Polenta decise di dare la
mano di sua figlia a Giovanni Malatesta (detto Giangiotto
Johannes Zoctus – Giovanni zoppo) che lo aveva aiutato a cacciare i Traversari,
suoi nemici. Il capostipite, Malatesta da Verucchio detto il Mastin Vecchio o
il Centenario, concorda ed il matrimonio è combinato. Fu detto a Guido:
“-…voi avete male accompagnato questa vostra
figliuola, ella è bella e di grande anima, ella non starà contenta di
Giangiotto… Messer Guido insistette: – Se essa lo vede
soltanto quando tutto è compiuto, non può far altro che accettare la
situazione”.
Per evitare il possibile rifiuto da parte della giovane Francesca i potenti
signori di Rimini e Ravenna tramarono l’inganno.
Mandarono a Ravenna Paolo il Bello“piacevole uomo e costumato molto”, fratello di Giangiotto. Francesca
l’aveva visto “…fu una damigella di là entro, dimostrato
da un pertugio d’una finestra a madonna Francesca, dicendole – madonna, quegli
è colui che dee esser vostro marito – e così si credea la buona femmina, di che
madonna Francesca incontamente in lui pose l’anima e l’amor suo…”
Francesca accettò con gioia ed il giorno delle nozze, senza dubbio alcuno,
pronunciò felice il suo “sì” senza sapere che Paolo la sposava “artificiosamente”
per procura ossia a nome e per conto del fratello Giangiotto. “…non s’avvide prima dell’inganno, che essa vide la mattina seguente al dì
delle nozze levare da lato a sè Giangiotto…” Pensate alla sua
disperazione!
Ma ben presto si rassegnò, ebbe una figlia che chiamò Concordia, come la
suocera, e cercava di allietare come poteva le sue tristi giornate. Paolo, che
aveva possedimenti nei pressi di Gradara, sovente faceva visita alla cognata e
forse si rammaricava di essersi prestato all’inganno!
Uno dei fratelli, Malatestino dell’Occhio, così chiamato perchè
aveva un occhio solo “ma da quell’uno vedeva fin troppo bene”, spiando, s’accorse
degli incontri segreti tra Paolo e Francesca.
Ed eccoci all’epilogo della nostra storia: un giorno del settembre 1289, Paolo passò per una delle sue solite
visite e qualcuno (forse Malatestino “quel traditor”) avvisò Giangiotto.
Quest’ultimo che ogni
mattina partiva per Pesaro ad espletare la sua carica di Podestà, che per
maggior equanimità non doveva avere appresso la famiglia, per far ritorno a
tarda sera, finse di partire ma rientrò da un passaggio segreto e …mentre
leggevano estasiati la storia di Lancillotto e Ginevra, “come amor li strinse”
si diedero un casto bacio (questo è quello che Dante fa dire a Francesca!) proprio
in quell’istante Giangiotto aprì la oporta e li sorprese. Accecato dalla
gelosia estrasse la spada, Paolo cercò di salvarsi passando dalla botola che
sitrovava vicino alla porta ma, si dice, che il vestito gli si impigliasse in
un chiodo, dovette tornare indietro e, mentre Giangiotto lo stava per passare a
fil di spada, Francesca gli si parò dinnanzi per salvarlo ma…Giangiotto li finì
entrambi.
Dante mette gli sventurati amanti all’inferno perchè macchiati di un
peccato gravissimo, ma li fa vagare assieme: oltre la pena, che non abbiano
anche quella della solitudine eterna. “…io venni men così
com’io morisse; e caddi come corpo morto cade”.
Gli sventurati amanti vengono così immortalati da Dante nella Divina
Commedia – V canto dell’Inferno.
Nel corso dei secoli poeti, musicisti, letterati, pittori e scultori si sono
ispirati alla tragedia di Paolo e Francesca (da Pellico a D’Annunzio, da
Zandonai a Scheffer, ecc.) ed ancor oggi la loro storia d’amore, avvolta in un
alone di mistero, affascina migliaia di persone.
Da internet
Si Anna porque no te pierdes en el castillo
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