giovedì 20 ottobre 2011

"Val Grande"

Alpe Ompio,  Monte Fajè, Colma di Vercio,  Vercio, Alpe Ompio.
10 settembre 2° giorno
Dal paese di Cicogna, dove alloggiavamo, siamo scesi in auto a Rovegno. Sono sette chilometri di strada stretta e tortuosa da percorrere con estrema prudenza. Giunti al piccolo borgo di Santino si gira a destra e, sempre su rotabile, si raggiunge, Bieno e poi di seguito Alpe Ompio (m. 960). Luogo caratteristico costituito da diverse baite ben conservate.


Dalla bacheca, dove si può leggere la carta del parco (m. 887), si prosegue su stretto viottolo che porta al rifugio  "Fantoli", gestito e in fase di ristrutturazione. Per informazioni,  tel. 330-206003.

Si prosegue aggirando il rifugio; si attraversa su stretta viuzza un gruppo di case poste in panoramica posizione sul lago. Il sentiero prosegue in salita fino a raggiungere una sella (m. 1054 - ore 040). Una grande croce si trova sulla destra (andando diritto si va a Corte Buè). Il nostro percorso prosegue, a sinistra, su crinale che divide Ompio dalla Val grande.











Ora si viaggia in costate salita protetti da una rigogliosa concentrazione di betulle che accompagna fino al alta quota.











A circa tre quarti della salita si trova una bacheca e segnavia. A destra, si va ad Alpe Caseracce e Colma di Vercio, a sinistra, ad Alpe Ompio e Ruspesso, diritto a Monte Faiè.  Noi scegliamo la ripidissima e diretta salita per M. Faié, che vi si giunge in circa dieci minuti. La vista spettacolare di cui parlano tutte le guide  oggi non c'è per via di una fitta nebbia che non lasciava vedere al di là di una ventina di metri. 




Interessante, ad ogni modo, il cippo scolpito, posto in vetta (ore 1,30 - m.1350). 

Esso riguarda la concessione all'estrazione del marmo per il Duomo di Milano (Veneranda Fabbrica del Duomo).  Gian Galeazzo Visconti, Il signore di Milano, concesse l'uso delle cave di Candoglia per ricavarne il pregiato marmo. I blocchi di marmo venivano caricati su barconi e trasportato tramite il fiume Toce che scorre vicino all'abitato di Candoglia; Proseguivano atraversando il Lago Maggiore e poi dal Ticino al Naviglio Grande, e infine il marmo giungeva a Milano.


Visto che il tempo non è stato clemente riprendiamo il nostro cammino seguendo i segnavia bianco e rosso CAI che cavalcano la cresta sassosa. Confine  tra  la Val d'Ossola che rimane alla sinistra, e Val Grande alla destra.
In breve, su ripida discesa, giungiamo alla  località, Colma di Vercio (m.1300 - ore .1.50 ) . Qui si trovano alcuni  resti dell'antica teleferica che portava il legname da Orfalecchio a Mergozzo. 



Non ci resta che scendere sulla misera traccia che precipita nell'impressionante gola  verso Vercio.
In realtà fa impressione solo guardandola dall'alto;
 una volta che si inizia a scendere ci si rende conto che non c'è niente di preoccupante. Certo, si consiglia, comunque,  massima attenzione. 







Proprio su questo tratto di sentiero abbiamo incrociato due venerandi "Verri o Becchi". Splendidi esemplari padroni del territorio; benevoli e generosi nei nostri confronti. Dopo averci squadrati ben bene e resosi conto che, noi, "poveri bipedi", non saremmo stati in grado di spostarci per lasciare loro il passo,  lentamente si sono spostati sul precipizio. Noi non avremmo mai potuto farlo se non legati come salami, con corde e cordini. E' stato per me un incontro importante ed emozionante, uno di quelli che capitano raramente e che fanno riflettere..."


Ora, alla nostra destra, la Val d'Ossola percorsa dal Fiume Toce. "Vorrei poter elencare le innumerevoli località che si sarebbero viste in assenza di nebbia da questo punto, ma purtroppo... 
Se avrete occasione di visitare questi luoghi vi auguro di avere più fortuna, per quanto riguarda la visibilità". Si prosegue su evidente traccia, prima a mezzacosta, poi su decisa discesa che, in breve, conduce a Vercio 
           Un'oasi di pace 
        (m.828 - ore 2.40).                                                                                                                                

L’oratorio della Madonna delle Grazie di Vercio sorge al centro di un alpeggio, abitato fin dal XV secolo, sulle pendici del monte Fajé a 826 m. s.l.m., nella parrocchia di Bracchio, in comune di Mergozzo. Benché inizialmente dedicato a S. Giuseppe, l’oratorio divenne presto un centro di culto mariano, così che si finì coll’indicarlo come chiesa della Madonna di Vercio.  La festa dell’oratorio e dell’alpeggio si celebra ogni anno la quarta domenica di luglio con solenne processione alla croce e benedizione. Notevole il concorso dei devoti e di escursionisti dei paesi vicini, attratti dalla bellezza e dalla quieti del sito oltre che dal magnifico panorama” (Mortarotti, 1987, p. 74). 
Dietro la chiesa parte il sentiero per il ritorno. Una costante ma non faticosa salita, all'interno di un bosco, conduce ad Ompio, nostro luogo di partenza (m 887 - ore 3.50). 
Seppur senza panorami mozzafiato, come avevamo letto sulle guide, è stata  piacevole escursione. Certo, in assenza di nebbia, la nostra sete di belle viste sarebbe stata sicuramente appagata. 
Giornate limpide, in questi luoghi, è più facili trovarle in primavera, oppure in autunno. 
Tempo di percorrenza: ore 4 circa, senza le soste.
Dislivello: considerando i vari dislivelli, intermedi, fra le varie altitudini - m. 1040 circa.