Anche se in questa valle non ci sono grandi monti, ne grandi foreste e tantomeno dolci paesaggi come spesso si trovano nelle colline romagnole, anzi diciamo pure che è una valle scomoda, con una strada scomoda, polverosa d'estate e fangosa d'inverno, ciò nonostate nel 1461 sotto la protezione dei fiorentini, alla fine di questa valle nacque S. Agata di Montalto un libero Comune con statuti propri e autonomia amministrativa. Il territorio sul quale si estendeva il Comune di Montalto, è stato abitato fin dai tempi antichissimi. Anche se non ci sono documenti scritti, non mancano testimonianze certe per affermarlo. Come il ritrovamento di un'ascia-martello, in selce nera. Altri ritrovamenti sono stati effettuati nella grotta delle fate che si trova nei pressi di Ca' Calbolano. I reperti sono conservati nel Museo Mambrini di Galeata.
Geologia: Per quanto riguarda gli aspetti geologici, la valle del Rabbi non si differenzia molto da altre zone dei nostri Appennini. Costituito in prevalenza da rocce sedimentarie, formazione "marnoso-arenacea", che si presenta formata da strati per lo più alterni, di arenaria (roccia azzurro-giallastra) che sporge dalle scarpate e da marna, (stratificazione bianco-azzurrognola), che invece si presenta rientrante. La loro età è compresa fra i 0 e i 70 milioni di anni.
La flora: gli antichi boschi, causa i frequenti smottamenti, il dilavamento, e l'intervento dell'uomo che per anni ha disboscato per procurarsi terreno seminativo, sono quasi scomparsi. Dei grandi boschi di farnie rimangono solo alcuni maestosi esemplari.
Questa quercia è stata censita nel libro: Emilia-Romagna, (80 alberi da salvare) di V. Capodarca.
Alcuni boschi ancora esistono ma di piccole e medie piante di orniello, roverelle, carpino nero; misti a ginepro e ginestre.
Fauna: la Valle del Fantella è ricca di fauna, anche se difficile da vedere. Come in tutte le valli dei nostri Appennini qui vive: il Capriolo, il Cervo, il Cinghiale, il Daino. Naturalmente anche animali più piccoli come lo Scoiattolo, il Tasso, l'Istrice, la Lepre, ed un'infinità di uccelli tra cui la Poiana, il Falco, il Picchio e, in alcune zone, anche l'Aquila. Ma c'è un animale su cui vorrei soffermarmi un po di più ed è il Lupo. Il caro Lupo, odiato, temuto e perseguitato da sempre al punto da estinguerlo. Poi, nel 1979, ne venne trovato uno morto a Castel dell'Alpe, ed un'altro ancora nel 1987 nelle vicinanze di Premilcuore. Il primo era stato ucciso con una fucilata, il secondo era stato avvelenato. Ora le cose vanno un po meglio. Mi auguro che il così-detto "essere umano" prenda coscienza che il Lupo fa parte di un'ecosistema e che svolge un ruolo indispensabile per l'equilibrio della natura. Possiamo dire con certezza che in questa valle il Lupo c'è! Vicino a Ca' Calbolano abbiamo visto le "fatte".
Si parte dalla Chiesa di S. Maria in Fantella. Questo Luogo è ricordato da Cencio Camerario nell'elenco "abbatiarum et canonicarum Beati Petri Castrum Fantillae anno 1192 e nel libro Censum Sanctae Romanae Ecclesiae è detto che la chiesa suddetta pagava alla chiesa di Roma 12 monete di Lucca; viene anche chiamata S. Maria Bambina, forse derivato dal nome Fantella.
Qui esisteva anche un castello: Castrum Fantelle a cui Dante nel canto XIV del purgatorio (v.16,17) muove una delle sue aspre rampogne: e mal fa Castrocaro e peggio Conio che di figliar tai conti più s'impiglia.
Si inizia quindi a salire sulla rotabile che porta a S. Agata di Montalto, poco dopo si giunge a Ca' le Conserve, bella casa ristrutturata e abitata. Ai margini della strada c'è la piccola omonima Maestà (o celletta).
Si prosegue per circa duecento metri, poi, si devia a destra sulla seconda stradina che sale ripida, in breve si giunge a Ca' Collina. Interessante casa, che, seppur abbandonata da tempo, conserva ancora le caratteristiche delle case di campagna degli ultimi secoli; scala esterna che porta ai piani superiori, il forno, il gabinetto all'esterno; seppure qui, forse costruito dagli ultimi abitanti, lo troviamo in cima alla scala. Le soglie delle finestre, in arenaria, alcune ancora resistono.
Si continua a salire fino al crinale che divide la Valle del Fantella con la Valle del Rabbi. Una croce veglia sulle due valli.
Un piacevole tratto pianeggiante con bella vista, conduce a Montalto Vecchio (foto di Roberto).
Ricordato anteriormente al '300, nonostante numerosi interventi conserva ancora un originale portico a tre arcate che denota una struttura di una certa importanza. Su strada sterrata, con vista a sinistra e in basso, sulle case Vinchereta e Montalto Nuovo, si giunge alla strada asfaltata che collega S. Agata di Montalto a Premilcuore. Se ne percorre un tratto. Poi la si abbandona per deviare a sinistra su stradello che transita da Ca' Purgatorio, bella casa ristrutturata e abitata.
Un tratto di vecchia mulattiera conduce, di nuovo, sulla strada asfaltata. Se ne percorre un tratto poi si devia, a sinistra, ai margini di un campo che si attraversa ed infine si giunge alle case di Palazzo. Un giglio fiorentino, di nuova fattura, lo si vede, alla destra, della facciata esterna. (foto di Roberto)
Ora si scende a S. Agata di Montalto. Piccolo paese nato come comune nel 1461 sotto la protezione dei fiorentini, raggruppava i tre popoli di "Montalvecchio, Montalnuovo e Montebono"; corrispondenti, grossomodo, alle tre parrocchie originarie di S. Agata, Santa Maria e Santa Eufemia. Il comune era formalmente annesso a quello maggiore di Premilcuore, ma di fatto, era autonomo. Anche per via della collocazione territoriale scomoda e decentrata che rendeva Montalto un vero microcosmo a sé stante. Basti pensare che pur dipendendo giuridicamente dalla podesteria di Portico, eleggeva un proprio Podestà, il quale amministrava la giustizia lì al "banco di Montalto". Il paese possedeva beni comunali consistenti in poderi coltivabili o affittabili. Tutto ciò forniva una rendita non trascurabile con la quale venivano stipendiati amministratori e dipendenti comunali, che, in complesso, non erano pochi; oltre al sindaco che generalmente fungeva da messo, c'erano tre "anziani" (uno per parrocchia) con potere decisionale, un cancelliere, un camerlengo o gonfaloniere, un incaricato per il sale ed il podestà.
C'era una casa del comune pomposamente chiamata "Palazzo" di giustizia anche se in realtà piuttosto povera, con una stalla per i cavalli al piano terreno e due stanze al primo piano: una per il banco di giustizia e l'altra per vendere il sale secondo l'uso antico, alla domenica. Vicinissimo c'era il mulino comunale. Sembra però e in alcun caso è documentato che, amministratori e podestà preferissero riunirsi all'osteria situata nel caseggiato della Strada, poco sopra il Fantella, tra S. Agata e Santa Maria.
Si scende al Torrente Fantella passando davanti al palazzo di giustizia ed il vecchio mulino. Si attraversa il torrente e si inizia la salita sulla parte opposta della valle, che porta a percorrere un antico e panoramico sentiero;
Si incontra per prima Ca' Erbacci abitata nei fine settimana.
Su ripida salita, su sterrata, si giunge a Ca' Campo al Prato.
Ristrutturata e abitata nei fine settimana. Ora si prende il sentiero a destra. In breve si inoltra dentro un boschetto misto a roverelle, ginepri e ginestre. Lo si segue, si attraversa un piccolo fosso e si devia di netto a sinistra, poi, in leggera e piacevole salita si giunge
.
Ora si percorrono campi in parte tenuti a prato per le mucche, invasi da ginepri e ginestre.
Fontanamaggio, grande casa. Anche questa è destinata a soccombere, nonostante ci siano alcuni archi.
Si scende fra ex coltivi che la natura se li sta riprendendo. Sebbene a detta dei residenti, con memoria storica, questi campi erano abbastanza generosi, ma questo non ha evitato la fuga verso la città
Montebono, appare dopo una leggera salita. Antico insediamento ove furono rinvenute delle sepolture romane "cappuccine". Imponente casa con stupendo portale nell'entrata principale. Purtroppo queste case non sono visitabili. Così non si riesce a cogliere tutti i particolari di queste storiche abitazioni.
foto di Roberto
Proseguendo su sterrata si incontra Campostroni.
Questa casa, ristrutturata, viene usata per gruppi di ragazzi per le vacanze.
Si segue la strada ghiaiata che scende all'interno di una bella abetaia. In basso, a ridosso di un torrente, si trova il primo mulino "Mulinetto";
ancora cento metri, ed ecco il secondo "Mulinetto". Venivano chiamati così perchè possedevano una sola macina.
Si scende ancora e, a valle, si svolta a destra. Subito si incontra il terzo mulino "Mulino Trova" questo con due macine. Bella struttura con davanti un ampio giardino.
Il mulino non è più in uso ma la casa viene abitata per il periodo estivo.
Il sentiero passo proprio davanti alla casa e prosegue diritto, inoltrandosi in un campo dove spesso pascolano cavalli.
Alla fine del campo il percorso si innalza e si giunge a Ca' Trova. Costruita nel quattrocento forse servì come sede amministrativa per il comune di Montalto. Certamente ebbe funzioni difensive, si può vedere anche dalla struttura con torre. Fino a poco tempo fa, sui portali, si potevano vedere, scolpiti, alcuni simboli: un cinghiale sopra sei monti, simbolo della comunità di Montalto. Il giglio fiorentino fra due fiere, forse simbolo dei due popoli di Montalto e Montebono, fedeli a Firenze ed altre cose interessanti. Ora non è più visitabile.
Si prosegue su accattivante sentiero ex mulattiera. Ad un certo punto sulla destra si nota una parete con alcuni buchi, quel luogo viene chiamato, Buca delle Fate.
Poco più avanti si trova la bella casa Calbolano. Una casa fortezza con mulino presso cui si servivano anche gli abitanti di Santa Eufemia, quando la penuria di acqua non consentiva il funzionamento alla macina nel mulino comunale di S. Agata. Grande casa con arco di collegamento fra una struttura e l'altra.
(Presso questo luogo abbiamo trovato le "fatte" del lupo). La forestale ci ha poi confermato che qui i lupi ci sono! Si prosegue con alcuni saliscendi fino al Mulino Valmisola completamente avvolto dalle vitalbe.
Ora si scende lungo il torrente, una spettacolare parete con stratificazioni marnoso-arenacee incombe sul sentiero. A fondo valle si devia a sinistra e si risale alla Chiesa di S. Eufemia, dove si sono lasciate le auto.
Il lungo percorso si sviluppa a mezzacosta, andamento altalenante e con alcune brevi impennate. Il dislivello totale è modesto. Risulta, ad ogni modo, abbastanza impegnativo per la lunghezza.
Ore di percorrenza: 6 + le soste.
"Val Fantella" in primavera.
Visitatela, ne vale la pena! anna
Nessun commento:
Posta un commento